Auguri a tutte le Donne, mimose a volontà!

Io
…Lo sai benissimo come la penso su questa cosa ipocrita, e sei persino d’accordo con me — lo so, non negarlo!

Il Baffo
E chi lo nega? Ma te l’ho detto e te lo ripeto un milione di volte: l’onestà intellettuale, quando si tratta di marketing, non conta un cazzo.

Io
Non mi interessa! E poi io non sto vendendo niente, quindi sono libero di fare come mi pare, tiè!

Il Baffo
Sì, sei libero di lasciare che nessuno continui a seguire il tuo stupido blog. Ascolta, lo so che con il tuo blog vuoi comunicare un messaggio, un messaggio peraltro nobile, e so che questo messaggio è… come dire, slegato da quello che ti sto proponendo di fare…

Io
Slegato? Quello che mi chiedi di fare è in completa opposizione col mio modo di vedere! Tu mi chiedi di partecipare a uno stupido e vuoto rito autocelebrativo, mi chiedi di adeguarmi all’ipocrisia politically correct di quelli che guardano spazzatura e si compiacciono di quanto sono encomiabili! E l’ho notato che mi stavi sviolinando, sfacciato.

Il Baffo
Ok, non ti agitare! Diciamo pure che ti sto chiedendo di fare qualcosa che ti pesa molto, ok? Ma nella vita bisogna giungere a compromessi, se vuoi vendere il tuo prodotto…

Io
Ma vendere cosa, che non c’è l’ombra di un banner in questo blog…

Il Baffo
Ma infatti lascia stare i soldi, lo sai che non si tratta di quelli. Anche se non ci sono soldi di mezzo, stai comunque proponendo un contenuto sotto forma di blog (il tuo pensiero), che vorresti fosse fruito: stai vendendo un prodotto. Se poi vuoi che sia fruito da più persone — e so che lo vuoi, visto che ora non te lo fila nessuno — devi prima farlo diffondere; e per farlo diffondere, devi renderlo… appetibile. Indorando la pillola, ecco. Avanti, ti sto chiedendo solo un misero post su un argomento che ci si aspetta che tu tratti, perché è una cosa di cui parleranno tutti!

Io
Ok, va bene, basta! Ma sappi che non mi hai convinto: farò un cazzo di post solo per farti stare zitto.

E così, eccomi qui a celebrare questa ricorrenza dell’8 marzo, per volere del mio alterego editore, ossessionato dal pagerank. Ma ho deciso di farlo a modo mio: con un sonoro STICAZZI.

Facepalm

Eh sì, perché la cosiddetta “festa della donna” è una ricorrenza che non ho mai approvato, fin da quando avevo 6 anni e le maestre a scuola facevano i complimenti a quelli che portavano le mimose. Come se fosse una mimosa in un giorno arbitrario a fare la differenza.
È un ossimoro celebrare la parità tra i sessi con una consuetudine completamente asimmetrica: che senso ha fare “la festa della donna”, senza una corrispettiva “festa dell’uomo”? Scegliere una data arbitraria per fare gli auguri alle donne, in quanto donne, è un modo per isolarle. Un modo per dire: ciò che vi caratterizza non è il fatto che appartenete alla specie umana, ma il fatto che appartenete al sesso femminile. Siete diverse.¹ Sì! Celebriamo quanto siete diverse con una ricorrenza! Ma quanto diversi sono gli uomini, no, quello non si celebra. Perché gli uomini sono più uguali delle donne.

Chi mi conosce sa bene come la penso; ma, a beneficio di chi non mi conosce, casomai non fosse ancora chiaro, lo scriverò esplicitamente: il mio rispetto per le persone è indipendente dal loro sesso, orientamento sessuale, colore della pelle, etnia, forma e dimensione del corpo o qualunque altro arbitrario segno caratteristico.
Quel che mi interessa delle persone è unicamente la qualità del contenuto della loro scatola cranica; e se all’interno di quella scatola ci sono cose che non rispetto, esse sono, nell’ordine: ipocrisia, disonestà, arroganza, superficialità, permalosità, irrazionalità, mancanza di curiosità, ottusità; in generale: stupidità.

Perciò, qual migliore occasione per disprezzare il difetto che più non sopporto, se non il giorno della sua celebrazione?
Ho deciso di farlo così: elencando alcune sue tipiche manifestazioni nel giorno del suo anniversario: l’8 marzo, il Giorno dell’Ipocrisia.

"I demand equality between men and women! Except when I get special treatment for being a woman."

  • sub-umani di sesso maschile che picchiano la loro donna 364 giorni l’anno (365 negli anni bisestili);
  • sub-umani di sesso femminile che non hanno alcun rispetto per loro stesse, ma si offendono se non gli porti una fottutissima mimosa una volta l’anno;
  • sub-umani di sesso femminile che professano la parità dei sessi e poi barattano il sesso con fiori, cioccolatini e un invito a cena;
  • sub-umani di sesso maschile che “le donne ci rubano il lavoro invece di stare a casa a badare ai figli” e poi ti rimproverano se l’8 marzo non offri le mimose come fanno loro;
  • sub-umani di sesso maschile che non ti rimproverano, ma ti guardano con accondiscendenza mentre staccano un rametto dal loro ramoscello e si fanno belli dicendo alla femmina di turno “ecco anche da parte sua”;
  • sub-umani di sesso femminile che irridono gli uomini per non essere in grado di fare 18 cose contemporaneamente e poi fanno le smorfie sentendo il cliché “donna al volante, pericolo costante”;
  • sub-umani di ogni sesso che in nome del profitto penalizzano le dipendenti che vanno in maternità, o anche solo le disincentivano “perché è un brutto periodo”;
  • sub-umani di sesso maschile che non prendono la paternità che gli spetta per legge perché mettono al primo posto la carriera, “tanto ai figli ci pensa mia moglie”;
  • semi-uomini che la paternità invece vorrebbero prenderla, ma si fanno dissuadere dal capo e dai colleghi perché “non bastavano le donne che gli dobbiamo pagare la maternità, mo’ pure gli uomini co’ sta mania da ricchioni di crescere i figli!”;
  • semi-donne che vogliono un figlio ma vi rinunciano a causa dell’ambiente lavorativo “competitivo”;
  • semi-donne che il figlio lo fanno lo stesso, ma poi cambiano lavoro piuttosto che denunciare la vergogna;
  • la lista completa è ahimè troppo lunga per scriverla tutta.

A tutti i sub-umani, dico: potrete anche sentirvi (sentirvi, non essere) migliori di me per un giorno all’anno perché regalate una cazzo di mimosa e fate due viscidi auguri; ma io sono migliore di voi tutto il resto dell’anno, e dall’alto della mia superiorità di umano vi disprezzo.
Per tutti gli altri uomini e donne a metà, provo in parte comprensione: perché dell’ipocrisia ne sono più vittime che artefici; però cazzo, aprite gli occhi e datevi una svegliata, altrimenti diventate complici dei vostri carnefici. E guai a voi se vi azzardate a “festeggiare” l’8 marzo: non c’è niente da festeggiare.
Le date simboliche sono il modo migliore per complimentarsi con sé stessi di aver fatto la propria parte, e il giorno dopo di nuovo tutto come prima. Le date simboliche canalizzano il disagio di qualcosa che non va in un giorno di vuoti discorsi e buoni propositi, invece che nel tentativo pratico di cambiare fattualmente le cose. Le date simboliche sono nemiche del progresso, perché celebrano il presente e il passato.

Sì, lo so che la data non è completamente arbitraria, perché l’8 marzo sono morte quelle operaie,² eccetera. Ma sono morte in quanto donne, o in quanto vittime di un sistema di sfruttamento inumano? Già il semplice fatto che le si ritiene donne, anziché persone i cui diritti fondamentali sono stati violati, è indice di qualcosa di profondamente sbagliato nel modo di pensare. Facciamo che l’8 marzo non è più la “festa della donna”, ma la festa dei lavoratori sottopagati? No, neanche: perché poi si va a isolare anche quelli, col risultato di giustificare che ci siano persone sfruttate e sottopagate.

Facciamo invece che le categorie i cui diritti sono a rischio, come donne, omosessuali, neri, handicappati, precari, facciamo che, invece di festeggiarle un giorno l’anno, le trattiamo come esseri umani tutto l’anno? Che ne dite? Facciamo che, invece di parlare di “diritti delle donne”, di “diritti degli omosessuali”, parliamo semplicemente di diritti di tutti gli esseri umani ad avere tutti i giorni il diritto di vivere la propria cazzo di vita in libertà e dignità? Eh?
Io di sicuro, al teatrino dell’8 marzo, mi rifiuto di partecipare.

Perciò avverto tutte le donne: non aspettatevi auguri o mimose.

E se qualche vegliardo si azzarda a guardarmi male o rimproverarmi perché non partecipo a questo insano rito, che si prepari al più astioso dei miei pipponi.

NOTE

¹ La diversità non è un male, beninteso: la diversità è una ricchezza. Ma il fatto che questa particolare diversità sia vista a senso unico, dimostra che questa particolare diversità non è percepita come positiva.

² [EDIT: scopro qui che questa storia sull’origine della ricorrenza non è neanche vera, e wikipedia mi conferma.]